Le mie dimissioni da co-presidente di Eumans


Mi sono dimessa dal mio ruolo di co-presidente di Eumans durante l’Assemblea di Eumans dello scorso 22 novembre. Se non avrete tempo di leggere le parole che seguono, nella registrazione a questo link potete ascoltare le motivazioni che mi hanno portata a farlo. 

Ritengo importante lasciare traccia di questa scelta, ponderata ma non per questo meno dolorosa, perché fa parte di un percorso che abbiamo fatto insieme e perché possa essere utile per Marco Cappato, il Board e tutte le persone che con lui vorranno continuare a provare a portare avanti il percorso di  Eumans. E ringrazio Marco per avermi chiesto di condividerle in questa forma.

Scrivervi è anche un modo per ringraziarti e per riconoscere le importanti iniziative portate avanti negli anni, alcune davvero straordinarie, come la Petizione EU Can Do It al Parlamento Europeo durante la pandemia, l’Iniziativa dei Cittadini Europei Stoppglobalwarming.eu o il Congresso di Varsavia per la pace sostenibile, la democrazia e la libertá a marzo 2022.

Allo stesso tempo spero si comprenda la fatica di dover sintetizzare pensieri e riflessioni complesse, di analisi personale e politica, su questi anni.. e quindi la natura inevitabilmente limitata di questo scritto (che era originariamente di 10 pagine…per tua fortuna :))

Parto dai risultati del questionario inviato quest’estate. Il tasso di risposta dimostra in maniera inequivocabile la prevalente - di fatto quasi totale - natura Italiana di quello che abbiamo fatto sforzi immensi per rendere un movimento paneuropeo di iniziativa popolare e nonviolenta.

Le motivazioni della mia scelta si radicano innanzitutto in considerazioni sul funzionamento del movimento e sulle sue priorità che negli anni ho condiviso in diverse riunioni e documenti. Considerazioni che spiegano per me il motivo per cui nessuna (o quasi) delle persone non italiane che abbiamo incontrato e coinvolto abbia deciso di investire nella costruzione del movimento stesso. Sono motivazioni, per forza di cose parziali, che si è tentato - senza riuscirci - di affrontare in diverse occasioni, ma mai con la necessaria radicalità.

Le offro dunque come un atto politico concreto, che spero spinga chi resta a mettere sul tavolo una riflessione più radicale.

Eumans ha vissuto sempre tra due tensioni. Da una parte la forza propulsiva di Marco Cappato e del gruppo di persone italiane che lo ha fondato. Una forza radicata in una storia decennale, in un contesto culturale e politico, in un metodo di iniziativa ma anche di organizzazione del lavoro politico, sinteticamente riassumibile nella divisione tra Dirigenti e Militanti e nella centralità della visione del leader.  Dall’altra parte la seconda tensione, diciamo “fondativa”, cioè quella di un orizzonte transnazionale incentrato sulla necessità di concepire e attivare iniziative tra persone e organizzazioni europee.

Tenere insieme queste due forze è diventato mano a mano più insostenibile nella lunga distanza dello spazio europeo Almeno per me sicuramente. Questa tensione metodologica (e dunque di natura politica e non neutrale) diventa ancora più difficile da gestire in una dimensione complessa come quella in cui si è reiterata - dopo Danzica e nonostante Danzica - la scelta di procedere per “mozioni omnicomprensive” intorno al concetto di “Pacchetto di Iniziative” evolutosi poi nel “Piano di governo per l’Europa”: multiterritoriale, multilinguistica e multi-iniziativa.

A questo si aggiunge la sensazione che il lavoro di cura di Eumans con il tempo sia stato delegato a me - anche in quanto donna e perpetrando, magari involontariamente - delle dinamiche anche di genere su cui sarebbe importante fermarsi a riflettere. Alle grandi visioni non è corrisposta nel tempo una consapevolezza e una trasformazione del lavoro di cura collettiva che necessitava di diventare strutturale. In termini di flusso delle informazioni, comprensibilitá e condivisione delle scelte, cura delle comunicazioni, interne e esterne.

Tentativi sono stati fatti, anche con il contributo di molte persone attiviste. Ma l’urgenza dell’iniziativa ha poi sempre preso il sopravvento.

Fino a impattare la capacità di ascolto e di rielaborazione e di generazione di un agire collettivo. In me per prima.

Spesso la dinamica di scelta si è dunque basata su criteri di autorevolezza di una leadership consolidata o sul budget o sulle risorse umane ed economiche disponibili in quel momento più che da una analisi politica effettivamente condivisa e collettiva.

Tante persone ci hanno fatto notare tutto questo nel tempo. Ma non siamo riusciti ad accompagnare il cambiamento.

In altri casi alcuni obiettivi sono andati “fuori” da Eumans, per esempio quello della democrazia europea,richiedendo un lavoro aggiuntivo in coalizioni come Citizens Take Over Europe, sede naturale per azioni credibili sulla riforma della democrazia europea, ma che è essa stessa spazio che richiede cooperazione e cura.

L’attenzione anche alle manifestazioni di stanchezza, emotiva e fisica e mentale non è stata sufficiente - dentro e fuori di noi. Tensioni date dal nervosismo durante le riunioni, la fretta di passare da una riunione all’altra, poco tempo per l’ascolto hanno reso quasi performativo il lavoro quotidiano intorno alle iniziative, creando una forte discrepanza anche tra il team stipendiato e quello delle persone attiviste.

Il fatto che le Iniziative dei Cittadini Europei siano uno strumento cosí fragile è un fattore da aggiungere a questa valutazione complessiva. Ingaggiare tutta questa alta intensità dentro e fuori da noi per quello che è un fragilissimo risultato politico aumenta anche i livelli di delusione. Un tema che si inserisce nel quadro più ampio dell’”emergenza democratica”, a parer mio grave sul piano transnazionale quasi quanto quella climatica - e ad essa profondamente connesso-  e che impatta proprio le persone più fragili e più oppresse per classe, genere, razza. 

È per questo che io ritengo che se si dovesse scegliere una iniziativa su cui rifondare completamente Eumans dovrebbe essere quella della lotta nonviolenta e collettiva per la protezione e la trasformazione della democrazia. Esterna e interna al movimento.

E dunque non mi ritrovo nella scelta di un approccio trasversale a tanti temi, che non credo possa essere realizzato con la struttura attuale e con la scadenza delle elezioni europee alle porte. A maggior ragione data appunto la prevalenza italiana all’interno del movimento.

Infatti, il rischio che Eumans, pur non cambiando la sua natura statutaria di soggetto non elettorale, si trasformi in un comitato elettorale per Marco - senza che a questo corrisponda una reale riflessione e ristrutturazione radicale transnazionale del movimento, diventa un rischio per l’effettiva esistenza stessa di Eumans.

Sarebbe poi sicuramente difficile spiegare questa scelta, anche oltre i confini nazionali, senza un lavoro di auto-coscienza interna al movimento che poi si manifesti in una chiara comunicazione.

Quello che vedo configurarsi nelle condizioni attuali dai processi in corso è il tentativo di fare coesistere contemporaneamente alcune iniziative dei cittadini europei, una mobilitazione elettorale per una candidatura di Marco in una democrazia profondamente malata e un processo di ristrutturazione interna necessario alla transnazionalizzazione.

Sono tre azioni immense e per me irrealizzabili con le risorse attuali. A uscirne schiacchiata sarebbe prima di tutto la parte statutaria di Eumans come movimento paneuropeo. 

A questo non sono in grado e non voglio dare corpo, il mio corpo

Non ho risposte. E anche per questo mi dimetto.

Allo stesso tempo, ascoltandomi, mi rendo conto che il mio pensare e agire politico siano più efficaci ora in questa modalità fluida e meno identitaria. Mi serve un periodo ulteriore di studio e azione per una trasformazione radicale della democrazia che rimetta al centro le persone - anche nelle loro intime volontá e possibilitá di partecipazione che spesso hanno la loro radice in disuguaglianze e discriminazioni. Ho bisogno di una azione politica più profonda e femminista nella societá locale, nazionale e transnazionale e di capire come concepire reti di cura e cooperazione.

La scelta di dimettermi in anticipo rispetto alla convocazione del prossimo Congresso di Eumans è una scelta personale e politica, maturata nel processo di guarigione dal Burn-out che mi ha colpita a fine marzo di quest’anno e che ha richiesto 4 mesi di grande fatica per rimettermi in condizione di stare in equilibrio, emotivo e mentale.

Il Burn-out è qualcosa che inizialmenteti mette completamente a confronto con te stessa - con tutti i tuoi limiti, le tue fragilitá, le contraddizioni, gli errori - ma poi,una volta passate alcune fiamme e con il supporto psicologico necessario - e tanto amore delle persone vicino a te - ti aiuta a riconoscere che non sei solo tu,ma ci sono delle condizioni strutturali del contesto e del modo in cui hai lavorato per cui è possibile e giusto dire che non ce la si fa più. E ammetto che non è facile riconoscere anche i propri limiti, dire basta, quando l’investimento personale è stato cosí grande.

Credo sia importante da un punto di vista scientifico sottolineare che i dati dimostrano che le donne e  le persone LGBTQIA+ vivono più spesso situazioni di burn-out. Si tratta effettivamente di un problema di salute mentale, sociale e culturale ed è importante che venga guardato all’interno delle organizzazioni che hanno a cuore la qualitá della democrazia e la vita delle persone.

Nella profonda convinzione che dal corpo delle persone si possa andare al cuore della politica, aggiungo anche questo snodo alla mia lettera.

Spero che queste mie parole e questa mia scelta così di fondo possano essere spunto per chi resterá a lavorare con Eumans e per Eumans; sarò davvero felice se sará ritenuto necessario entrare nello specifico di alcuni spunti sollevati e sarò come sempre al vostro fianco per le sfide che ci uniscono, a partire dal fine vita e dalla cura della democrazia. Ma lo farò in chiave femminista, vedendo nella “emergenza democratica” il punto centrale della mia azione. Perché penso che questa sia la prima urgenza da affrontare, anche e soprattutto con gli strumenti della nonviolenza, per garantire che le soluzioni alle grandi sfide del nostro tempo coinvolgano e liberino davvero le persone più oppresse e marginalizzate.

Con estrema gratitudine a ciascuno di voi per la strada fatta insieme e per quanto ho potuto imparare dal nostro incontro.

Un abbraccio

Virginia Fiume - Gilla